venerdì 24 gennaio 2014



ALLA RAGAZZA DI VIA ROMA


Dolcemente vorrei sopra il tuo seno
la guancia in estasi d’amore,
di gentilezze e di dolcezze pieno
solo per te è gonfio il cuore.

Baciar vorrei, gli occhi tuoi rapaci,
palparti lievemente le mascelle,
posarti sulla bocca tanti baci,
farti sentir l’amore che va alle stelle.

D’amor mi fai morire, di dolore,
di desiderio di baciarti ancora,
stringerti vorrei con tanto ardore
tutta una notte sino all’aurora.

 Fiore gentile, bella bomboletta,
dal viso dolce tuo sereno, calmo
da capo a piedi tutta sei perfetta,
il retro tondo e liscio come marmo.

Cuore a cuore, con te sempre restare,
percorrere la vita a tutta vela,
insieme poter assaporare
di nonno Adamo la squisita mela.
 


08 Dicembre 1982                        
  Paolo Buscemi
                        

martedì 5 novembre 2013



                                                   Il ciclo del mandorlo

Ancora di gennaio
pensoso l’osservai.
Multiforme branche
tanti tristi sterpi
imploranti al cielo.
Sembrava voler dire
le mie future gemme
proteggili dal gelo.
Febbraio si addentrò.
Spettacolo!
Boccioli una miriade
il sole li destò.
S’aprirono ridenti
le  piccole corolle
a liberare il polline
che i frutti fecondò.
Poi lenti si sfiorirono
e mille e mille petali
bianchi come neve
col vento trastullandosi
per l’aria mulinarono
e lievi come fiocchi
l’accolse madre terra.
Sbocciarono le foglie
di folto manto verde
ampio si vestì.
Il frutticino crebbe
il calice squarciando.
E crebbe ancora crebbe,
al fine venne agosto
e si maturò.
Il mallo molto tenero
si apre facilmente
la mandorla mostrando
legnosa e tanto dura,
ma in seno suo preserva
l’assai gustoso seme.
Sotto l’esperta mano
dell’abile dolciere
esce un dolce raro
fra tutti i dolci è il Re.
Il prelibato frutto
Gradito è in ogni tavola
pure in regale mensa.
Pianta generosa
dono della natura.

Avola 1978
Paolo Buscemi


domenica 22 settembre 2013

Commento della Poetessa FORTUNA DELLA PORTA


Il poeta lamenta di non possedere diplomi e lauree, ma con le sue composizioni dimostra che la poesia è stato dell'animo, non certo l'esito dei titoli accademici che si possiedono. È capacità di leggere il mondo e se stessi attraverso la riflessione e di esprimerlo attraverso la parola-suono. L'istinto alla bellezza, alla musica e, in generale, all'arte nasce nel profondo, è taglio genetico, si direbbe oggi.
Paolo Buscemi possiede la prerogativa di porsi domande su se stesso e su ciò che lo circonda e di saper esprimere il risultato dell'indagine in maniera appropriata: insomma è nel profondo un poeta.
I temi toccati sono quelli degli affetti, della quotidianità, spesso grave, narrata talora anche con una vena d'ironia, del sentimento religioso, i quali si ritrovano sia nei versi in lingua nazionale che in quelli dialettali, ma non tralascia considerazioni più generali sul senso della vita e la fugacità del tempo, che fanno venire in mente Lorenzo dei Medici
la vita vola come per incanto
svanisce presto la beltà dall’ora
e della gioventù resta il rimpianto.

Non leggiamo poesia ingenua, soprattutto dal punto di vista linguistico. Basta scorrere i versi per trovare lemmi di caratura assolutamente letteraria, che provano di sicuro il tempo dedicato dal poeta a un'educazione, se non scolastica, personale alla lettura e all'elevazione di sé.
Colpisce il franco sentimento  nei riguardi della donna, che non è misoginia, ma convinzione che la separazione dei ruoli assicura il bene della società. Per questo, tuttavia, basta collocare il poeta nella storia. Molte acque dovevano passare sotto i ponti prima che persino le donne prendessero consapevolezza di sé e delle proprie ragioni.



Fortuna Della Porta

sabato 13 aprile 2013


NO  ALLA PARITA’

         Aguzza un po' la vista
osserva la natura,
così imparerai
qual è la procedura.

         Chi canta la mattina
il gallo o la gallina?
Perfino la leonessa
potente e si feroce
al maschio è sottomessa
e il cibo gli procura,
legge della natura.

         Chi fece il grande impero’
Chi la pietà scolpì?
I grandi del pennello
Gioito Raffaello....
Chi delle grandi imprese
fu protagonista?
di tanti geni
al mondo
nessun vesti in gonnella.

         Mai si vide donna
nelle imprese lunari.
O sotto i ghiacci eterni
congiungere due mari.
E’ stato sempre l’uomo
avido di sapere
scalando alte vette
e scandagliando i mari.

         Scusatemi signore
parliamoci ben chiaro,
pure il buon Gesù
rispose alla domanda
il suo date a Cesare
a Dio quel ch’è di Dio.

         La donna è molto fragile
una bolla di sapone
in ogni circostanza
è l’uomo che s’impone.
Allora perché
se la distanza c’è.
Sarò lieto con voi
quando la donna d’oggi
veste i pantaloni
no come un pagliaccio
ma con asole e bottoni.

PAOLO BUSCEMI

venerdì 5 aprile 2013

  IL  MIO  RITRATTO


Nacqui di novembre a metà mese
l’ anno quarto dopo il novecento.
Avola si chiama il mio paese,
non sono stato mai un gran portento.

Mi posero il nome Paolino
e il casato mio fa Buscemi
a scuola fui svogliato, birichino,
m’ interessai poco di problemi.

Non vanto blasone ne ricchezze.
il lavoro è stato il mio sostegno,
della vita conosco le amarezze.

Diplomi e lauree non ebbi,
e stata la campagna, non disdegno,
dove ho vissuto e dove crebbi.

Simpatizzante per la poesia
ho conservato sempre il mio contegno,
son brevi cenni della storia mia.


                                                                                                        PAOLO BUSCEMI

venerdì 1 marzo 2013


IL GESÙ TRADITO

         Fu l’ultimo raduno,
         dopo sobria cena
         presago disse loro,
         di voi miei fedeli
         domani ai primi albori,
         uno mi rinnega
         l’altro mi tradirà.
         L’Iscariota allora:
         chi mai maestro nostro
         tanto ardire avrà?
         E il mansueto Agnello
         con pagata voce,
         tu l’hai etto già.
         Poi si appartò
         e tutta la notte orò
         forse la paura
         rivolti gli occhi al cielo
         il padre suo implorò
         disse padre mio
         lo spirito è già pronto
         ma la carne no.
         Una segreta voce
         dall’alto lo ammoni,
         con l’usato amore
         tacque e ubbidì
         Cantò tre volte il gallo
         si era fatto giorno
         il giorno memorabile,
         che Cristo condannò,
         fu domandato a Pietro
         sei tu in Nazareno?
         Dalla paura preso
         subito si negò
         Fu l’infame Giuda
         che in viso lo baciò
         com’era convenuto
         coi maligni sgherri
         e i trenta denari
         subito intascò
         fu riconosciuto
         e il fato si compì.
 PAOLO BUSCEMI

giovedì 21 febbraio 2013


PROGRESSO

         Perchè tanti eccellenti
buttano il loro prestigio
ai piedi d’una gonna
restando al suo servigio.

         Mai si disse a Londra
nel nostro parlamento
alle Nazioni Unite
si grande mutamento.

         Avremo una Papessa
non a caso strano
con stola e con tiara
sul soglio vaticano.
        
         Alterà con sussiego
non sarà una favola
il nome s’imporrà
Giovanna terza Paola.

         Sarà forse l’epoca
l’epoca del trucco
la donna capitano
e l’uomo mammalucco.

PAOLO BUSCEMI